La [nuova] Georgia

 

Settembre 2019

La catena montuosa del Caucaso Maggiore, con le sue vette a 5600 m di altezza, è attraversata dalla Strada Militare Georgiana che dal confine russo conduce a Tbilisi, in un paesaggio inevitabilmente disseminato di tracce dell’ex Unione sovietica. 

I moltissimi centri abitati, immersi in una natura imponente, hanno un'impostazione rurale e dismessa mentre la capitale è l’unica che inizia ad avvicinarsi ai modelli occidentali: due opere architettoniche di Massimiliano Fuksas e il ponte della pace disegnato da Michele De Lucchi si contrappongono alle storiche case fatiscenti della città vecchia e di altri quartieri che quanto prima verranno sostituiti da qualcosa di nuovo. 

L'architettura monumentale modernista è ovunque insieme agli enormi palazzi fatiscenti del regime che nonostante le condizioni estreme di degrado continuano a essere abitati mentre il vino georgiano, con la modalità di vinificazione più antica al mondo, è riuscito a creare un turismo fortemente connesso all’attraversamento del territorio. Raggiungere le aziende vinicole disseminate nella zona est del paese, vuol dire immergersi in paesaggi dalla forte componente rupestre come accade per Vardzia, la città invisibile scavata nella montagna e riemersa a causa di un terremoto che 1283 fece crollare una parte del costone roccioso. 

Ed è proprio la roccia che nella regione di Imereti ha regalato ai georgiani enormi giacimenti di manganese, circa il 60% della produzione mondiale nel 1905. Cinquant’anni dopo, nel 1954, un imponente sistema di funicolari ha messo in comunicazione gli alloggi dei minatori con le miniere, creando di fatto la prima città industriale della Georgia. Le vecchie funivie, quasi completamente dismesse o sostituite da quelle più recenti, tentano di trasformare la cittadina in buona parte fatiscente e sofferente di un forte inquinamento atmosferico dovuto alle, seppur poche, miniere funzionanti. 

Gli stessi tentativi di trasformazione, complessa e controversa, sono in atto nell’intero territorio georgiano, realmente sospeso tra passato e futuro.